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La frase di Céline, che Claudia Nari sceglie come premessa alla sua raccolta poetica, introduce ad un percorso interiore di sofferenza d’amore nel viaggio della vita, in cui il tempo è occasione ambigua di ritorni e di speranze, mediate dallo scrigno della memoria.
Nel campo aperto della poesia, la cui comunicazione nel mondo dell’informazione rapida è diventata assai difficile, Claudia riesce a comunicare stati d’animo e profondità esistenziali con scioltezza e semplicità, tanto da avvincere il lettore, quasi come se leggesse un romanzo nel quale trovare tracce di un comune vissuto.
Nessuna retorica, nessun luogo comune, ma comunicazione del dolore intenso che sperimenta chi vive la profondità della vita e dell’amore. Un dolore forte, ma affrontato con coraggio e speranza. Sempre sul confine, sul traballante scoglio dell’incertezza della vita, delle scelte, in un lucido sguardo che cerca il conforto dell’immagine poetica, come l’epoca tragica dei greci ha insegnato all’umanità.
Oltre la morte c’è la resurrezione, nei silenzi che dimoreranno “nello scrigno della stanza ombrata”.
Lo stomaco si chiude in una sensazione di rancido, foglie secche, foglie morte, la porta si chiude. Comincia l’oltrepassamento del dolore. L’identità incisa sul candore della neve, da un rosso tramonto, rassicura con l’amorevolezza della montagna.
In copertina “Tributo a Böcklin: l’isola dei morti” di Alfonso Mangone.
Collana: Cantami o diva
Anno edizione: 2021
Pagine: 160 p., Brossura
EAN: 978-88-31950-17-6
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