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L’immagine fotografica in bianco e nero crea un unicum fra l’eternità dell’arte passata, che celebra il monumento a Francesco Baracca, e il correre del tempo presente con il gioco spensierato dei bambini inconsapevoli dei sacrifici compiuti dall’Asso degli Assi. In un dialogo di grande forza Giugni sembra rievocare alcune opere di Pasolini dove i giovani non hanno ancora una coscienza civile e politica al contrario del poeta e scrittore che fu sempre marxista malgrado la perdita del fratello Guido per mano dei partigiani. Se Giugni usa la pellicola per una non immediata visualizzazione di scatti ma per il piacere – come lui stesso dice – di confrontarsi con la chimica e il desiderio di padroneggiare ogni fase del processo creativo, allo stesso modo Pasolini si confrontò in tarda età con il cinema per tradurre i suoi romanzi in una nuova lingua, senza mai trascurare il dato pittorico. Giugni e Pasolini usano rispettivamente fotografia e cinema per raccontare se stessi e il loro tempo.
Veronica Ferretti
Fotografo reportagista. Sono nato a Milano nell’ottobre del 1994, ho conseguito la laurea in Giurisprudenza con il massimo dei voti presso l’Università Degli Studi di Milano, sono titolare di una storica ditta di produzione di caffè (originariamente fondata da mio nonno) e da oltre 10 anni sono assiduamente impegnato nello studio e nell’approfondimento di ogni singolo aspetto della fotografia in generale e, negli ultimi anni, ho trovato nel reportage, appunto, il mio genere di riferimento, dando vita ad alcuni lavori che sono stati tanto oggetto di pubblicazione quanto oggetto di esposizioni in alcune mostre museali. A titolo di esempio, ho avuto modo di collaborare con l’Arcidiocesi di Milano, realizzando, su commissione di quest’ultima e dell’Istituto Zaccaria, un lavoro fotografico inerente alla figura di San Carlo Borromeo, lavoro questo che si è tradotto in una pubblicazione e in una mostra, inaugurata alla presenza di S.E.R. Mario Enrico Delpini, Arcivescovo di Milano. Da questa collaborazione è nato, altresì, il volume Splendor Sanctitatis. Memorie e reliquie borromaiche a San Barnaba in Milano, un’opera della quale ho curato la sezione fotografica volta a raccontare le reliquie borromaiche che da quattro secoli i Barnabiti custodiscono in via della Commenda.
Considero la fotografia tanto un mezzo per esprimere me stesso quanto uno dei principali veicoli attraverso cui raccontare il nostro tempo.
Negli ultimi anni mi sono dedicato quasi esclusivamente al bianco e nero e ho iniziato a usare la pellicola sempre più spesso, finendo per diventare il mio mezzo principale. Questa scelta dipende da diversi fattori: la non immediata visualizzazione degli scatti, il piacere di confrontarsi con la chimica, il desiderio di padroneggiare ogni fase del processo creativo, imparando a gestire la fase di sviluppo in base alle esigenze del caso.
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