Animals Love Art

Animals Love Art
di Francesco Corsi e Laura Luciano

2023

Animals Love Art Edizioni

Nella storia dell’arte di tutte le civiltà, i primi soggetti rappresentati dall’uomo sono gli animali.

Tra scienza, naturalismo e fantasia e fonte di ispirazione per colore, bellezza delle forme, linee e movimenti, gli animali hanno continuato per secoli ad interessare ed affascinare gli artisti, che proprio attraverso le loro opere, ne hanno esaltato gli aspetti più profondi.
Ammirati per le loro qualità, temuti per i loro comportamenti feroci e aggressivi, sfruttati come forza-lavoro, amati per la loro fedele amicizia e, talvolta perfino odiati, rappresentano da sempre una fonte inesauribile di emozione vivida e pregna di profondi significati. Spesso incarnati in divinità o demoni, diventano presenze importanti nella natura e nella vita dell’uomo. Se Aristotele affermava che gli umani sono gli unici esseri a possedere la capacità di ragionamento, oggi, noi possiamo smentire questo pensiero specista, con la ragionevole consapevolezza delle nostre esperienze dirette e indirette, che sono conferme della continuità evolutiva, che ci stimola a mantenere la mente aperta quando si parla delle capacità cognitive ed emozionali degli animali.
E se all’origine di tutto, quel che ci accomuna è proprio la capacità di provare emozioni, allora perché non condividere l’arte come forma di linguaggio universale, che non ha bisogno di traduttori convenzionali, ma di sensibilità, di ascolto di quella voce profonda, di quella parte di ignoto che affonda dentro di noi, nelle pieghe della nostra psiche.
Proviamo a “sentire”, così come sentono loro, gli animali, i nostri cani, i nostri gatti, tutti i nostri piccoli-grandi compagni di vita, lasciandoci guidare dall’emozione più istintiva, perché l’arte, alla fine, risponde a una nostra esigenza interiore, anche e soprattutto nel nostro tempo, dove c’è un immenso bisogno di riscoperta del nostro io più profondo.
Tutti siamo chiamati da qualcosa che sembra aver luogo altrove, qualcosa che feconda la nostra anima: “la creatività è una scintilla del divino che dimora nella nostra interiorità”, citando una frase del celebre psicoanalista Aldo Carotenuto. Ed è così che dinanzi all’incanto e alla bellezza di un’opera d’arte non possiamo esimerci da prendere contatto con l’altra realtà soggiacente alla nostra realtà consensuale, di ascoltare le sue richieste, e aprire la porta alle sue divinità, ai suoi simboli e archetipi.
A ritroso possiamo metterci sulle tracce di uno degli animali che compare nella vita dell’uomo consapevole, cosi come nel suo inconscio. Possiamo immaginare i percorsi che l’uomo primitivo tracciava per sentieri erbosi alla ricerca di una preda. Ancora sono incise sulle rocce le primordiali rappresentazioni che l’uomo sentì bisogno di esprimere. L’egagro fu uno degli animali che più si prestò alle necessità delle popolazioni dell’Asia Minore e l’irco o il capro furono compagnia per secoli e secoli di vita dei nostri progenitori. Il capro diventa così un archetipo per l’umanità: rappresenta il dono della vita, vita che in quanto donata, deve esser restituita al favore degli dei. Il vello è la protezione, il segno aurino della ricchezza, le corna il simbolo del potere, del dominio e, quindi, della lotta che l’uomo intraprende contro il divino, allorché l’uomo grazie al fuoco prometeico, si sente signore della terra. Nel capro si incarna l’eterno dissidio dialettico tra la luce e la tenebra, tra la purezza dell’empireo e la sozzura dello zoccolo scalpitante. Il candore della lana segna il passo della distanza con l’orrore dell’escremento onnipresente. Ecco che si disegna l’agone tra il sole di Apollo che illumina la radura dei sentieri dell’uomo e la tenebra di Dioniso che saltella ebbro infuriando le Menadi all’orgia. L’animale scelto per l’immagine della mostra non è il capro, ma il gatto.
Nel frattempo l’umanità si è evoluta e spesso al nostro fianco compare questo essere amico, ma anche misterioso, a volte persino infido.
Il gatto è comunque simbolo di sensualità, con sovente riferimento femminile, basti pensare alla figura erotizzante della Cat-woman. Un simbolo quindi che si fa carico del nostro lato oscuro, noir, basti pensare alla incarnazione satanica nel famoso “Il maestro e margherita” di Bulgakov. Desmond Morris nel libro “I gatti nell’arte” descrive il felino come soggetto prediletto da artisti di ogni cultura ed epoca. In Libia una superba incisione rupestre, da settemila anni, conserva il ricordo di una lotta tra felini. Da allora il gatto è uno degli animali più venerati, ma anche perseguitati. Deterrente contro topi e serpenti, sul finire del Medioevo prevale tuttavia l’immagine di alleato del diavolo. Gli artisti ne interpretano di continuo l’immagine, fino a Pablo Picasso che ne rappresenta la ferocia o Balthus che ne fa un emblema di erotismo. Ma l’intenzione non era quella di parlare del gatto, né specificatamente di invitare gli artisti alla raffigurazione degli animali. L’idea è stata di invitare gli artisti a cogliere la vita nel suo eterno dialogo tra istinto e ragione, tra dimensione razionale e pura sfera emozionale, tra emisfero destro ed emisfero sinistro del cervello. Per questo, abbiamo scelto come immagine della mostra, il felino che si arrampica su una psichedelica Torre di Pisa. La provocazione dell’ingresso del mondo animale all’interno della vita civilizzata, non più come strumento dell’uomo, ma come essere dalla "ragione alternativa". Come se la dimensione istintiva dell’animale resti viva all’interno della nostra vita sempre più robotizzata e tendente all’avatar impersonale o a personalità sempre più programmate, come fossero macchine,governate dai poteri mondiali massificanti.

L’arte è conquista di libertà, gioco espressivo nel quale si alimenta la scommessa umana di un futuro meno soggiogato dalla tecnologia e più vicino al mondo più spontaneo e naturale che si manifesta nelle espressioni degli animali. Forse, nel nuovo millennio, ci troviamo all’alba di una nuova logica, che ci faccia vedere con nuovo sguardo la logica aristotelica per la quale le piante non pensano e l’uomo come “animale razionale” è l’unica creatura simbolica che possiede la logica. San Francesco predicava agli uccelli e il mondo animale ci appartiene molto di più di ciò che pensiamo, anche qualora dovessimo contestare, più o meno in modo legittimo, la teoria di Darwin.

Dati

Anno edizione: 2023
In commercio dal: 2023
Pagine: 232 p., ill. , Brossura
EAN: 978-88-31950-26-8

PREZZO: € 45,00

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