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“L’arte che ha trionfato nel secolo scorso nasce da una prospettiva in cui, per raggiungere lo ‘spirituale’, si deve togliere la forma apparente in favore della rappresentazione di pure sigle astratte. Credo che questa anti incarnazione dell’arte cozzi con la spiritualità cattolica, di cui sono figlio e in cui mi riconosco.
Cristo non solo ha assunto una carne – quindi anche una forma sensibile – nel tempo, ma la mantiene trasfigurata nell’eternità, sancendo così che la realtà, e, in particolare, il corpo umano, sono coessenziali al Divino. Questa è la lezione della grande arte italiana da Giotto a Tiepolo, questo il mio DNA”
Con queste parole Francesco Mori, nato a Grosseto nel 1975, presenta se stesso e la sua opera.
Sotto la guida di Luciano Bellosi, il giovane artista perfeziona la sua formazione universitaria nell’ambito della pittura medievale centro-italiana, e la completa affiancandole la pratica in bottega presso diversi maestri e interessandosi soprattutto alla lezione di Pietro Annigoni.
La sua passione per l’arte medievale prende corpo non solo nel curriculum degli studi, ma anche negli interessi professionali – tiene corsi di miniatura medievale e di disegno presso il polo museale del Santa Maria della Scala a Siena –, nonché nell’attività artistica, come dimostrano le importanti committenze da parte dell’Opera della metropolitana senese e della Cattedrale di Noto dove sono già collocate una serie di sue luminose vetrate.