Reservation
Online
Integer congue malesuada eros congue varius. Sed malesuada dolor eget velit pretium. Etiam porttitor finibus. Nam suscipit vel ligula at dharetra
Integer congue malesuada eros congue varius. Sed malesuada dolor eget velit pretium. Etiam porttitor finibus. Nam suscipit vel ligula at dharetra
Chiudo un attimo gli occhi e mi rivedo bambino, con tutto il mio mondo nel cuore e senza parole per dirlo, tutti i colori dei campi, i profumi, la gente di terra. Terra che non ha mai tradito e ancora sopporta. Era stato normale rubare il ramato e colorare il vecchio muro, provare il colore dei pollini, del succo di sambuco, del mallo, dello zolfo, fino a portare tutto man mano, sopra le tele. Fino a raccontare le dolcezze che vivevo, la sincerità che ascoltavo, l’armonia respirata. Sono così diventati racconti i miei quadri, racconti di terra e di cielo, di aria e di acqua, di gente e di vita. Terra che mi emoziona ancora ogni volta che mi passa di mano, perché sa di sudore e fatica, di grano e di vigna. Nessuno ci pensa ma noi siamo come il grano e la vigna, l’aroma del tempo. Raccontano di noi nelle metafore dei segni, negli spazi delle masse, nel dolore dei graffi, nelle armonie degli equilibri, nella grezza parola degli impasti e dei colori. Raccontano la bellezza dei sentimenti, le strade piene di sassi, gli smarrimenti, i valori sopiti, i ricordi lasciati, questo tempo del forse...
La poetica di Giancarlo Frisoni racconta la vita che nasce dalla terra, dai campi, dove si può leggere una sapienza che non è libresca e, tuttavia, nasce da un intuito profondo, come in un’esperienza vissuta nella dimensione primordiale, quasi fuori dal tempo eppure consapevole del tempo scandito dalla natura. Un
racconto senza parole che l’artista poeta si sforza di cercare, per dire ciò che è già detto fin dai primordi dell’Essere, ma va raccontato a chi non l’ha visto, a chi non riesce a percepirlo perché troppo occupato dal rumore moderno delle tecnica.
La natura aorgica è potenza infinita, imprevedibile, panica.
Frisoni è poeta prima che artista, Frisoni è contadino prima che poeta, Frisoni è uomo semplice che riesce a esprimere la complessità e il magmatismo della natura, con la finezza che può manifestare solo chi ha il dono di ascoltare l’eco del sublime. Chi cerca l’eco del sublime lo troverà perché leggerà la mia anima di uomo, la mia catarsi. In un viaggio che ogni volta offre qualcosa non visto e rilascia poco a poco il messaggio di un contadino che sa zappare ancora e leggere la poesia degli alberi, che ascolta il vento e la sua pace dentro. Che sa di essere come l’erba che vive nel muro.
Messaggi? Segreti? Altre verità? Cosa nasconde, cosa vuole dirci un quadro? Il tempo è breve, ma la traccia rimane, e noi torniamo nei meandri dell’enigma, dello sconcerto… la mia opera vuole essere un racconto, un viaggio visivo ed interiore dove muoversi e guardare, cercare e fantasticare, sognare e ricordare, emozionarsi e
lasciarsi andare. Non a caso le bande laterali che delimitano tutte le mie opere, sono il tangibile richiamo alla realtà, il ritorno alla ragione.
L’artista ha prodotto le sue opere giocando con l’elegia armoniosa degli impasti e la loro diafana ma intensa espressività. Ha lasciato che i colori e i materiali poveri utilizzati dessero agli spazi una luce che ricorda lontane dissolvenze della memoria.
La memoria è un tema particolarmente sentito da Frisoni che fa della sua vita una costante ricerca di una traccia cosmica di colore, di essenze, di materie, di un caos apparente che si riconduce nell’alveo di una forma che abbraccia il tutto.
Che tutto si snodasse in strutture sicure, in un equilibrio ordinato, emotivo, dove il segno vive tangibile, informale ma libero. E che le stesure materiche si muovessero lasciando affiorare i valori del mio linguaggio più intimo e poetico.
E dal tema della memoria, che prende forma in un poetico equilibrio, è inscindibile dal senso della continuità.
Con il mio continuo lavoro cerco, in una presa di coscienza sempre più matura, di lasciare emozioni che vadano oltre, e continuino a vivere nel tempo.
L’artista vive l’estensione nel tempo, quasi oltre il tempo stesso, esperendo “una tenerezza per le cose del mondo” che lo sollecita a “salvare” i materiali attraverso la trasformazione del gesto artistico.
Le opere sono una tecnica mista affrescata su muro. Gli impasti sono formati da terre, polvere di vecchi intonaci, colle, gesso, materiali di recupero. E i colori ricavati da altrettanti naturali materiali: solfato di rame, polline di querce, petali tritati, succo di sambuco, zolfi. Dove non basta mi aiuto con pigmenti oppure ossidi, che uso anche per le velature.
E Frisoni riesce con un senso di “verità” a restituire quella poesia che proviene dalla terra alla terra medesima, attraverso le sue tele attraverso la sua stessa materia, i suoi colori, e le sue essenze.