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Venerdì 3 giugno, ore 18,00 ARTinGENIO MUSEUM, aperitivo di vernissage della mostra di Franca D’Alfonso, artista al momento presente alla Biennale di Venezia.
La mostra temporanea sarà visitabile fino al 20 giugno e sarà possibile visitarla assieme alle opere stabili della struttura museale, con visita critica guidata, prenotabile tramite messaggio whatsapp o sms al +39 335-7789135 .
“Geometria dell’essere. Tra labirinti e visioni” è il titolo che identifica il percorso espositivo di 30 opere che offrono all’osservatore l’occasione di filtrare l’esperienza di vita attraverso la purezza della forma geometrica. Nell’attualità caotica e senza riferimenti che stiamo vivendo, è possibile guardare ad un’esistenza che ci lasci la possibilità di vivere un’emozione poetica e delicata, attraverso la razionalità che emerge dalla natura filtrata dallo sguardo dell’artista.
Siamo tutti provati dalla crisi mondiale post-pandemica, immersi nel rumore, nel disordine di una comunicazione spesso priva di senso, basata sullo spot, sull’effetto, sul messaggio schock che allerti l’attenzione e ci faccia fare un click oppure compiere qualche gesto d’impulso.
L’opera di Franca D’Alfonso va in tutt’altra direzione. Non vuole stupire, non vuole sconvolgere, non vuole scandalizzare, e neppure attirare l’attenzione suscitando emozioni violente. A tale proposito, dato che ricorrono quest’anno i 150 anni dalla sua nascita, vale la pena citare Piet Mondrian, il pittore olandese che ha aperto una nuova visione plastica: “Ho dato ordine e rigore alla realtà, lo stesso rigore di pensiero che deve guidare la vita”. Conoscendo Franca D’Alfonso, si percepisce un’anima volta ad una ricerca sostenuta da un metodo rigoroso che si armonizza tuttavia con una sensibilità poetica non priva di intensa emozione. L’artista, dopo un periodo di ricerca figurativa è approdata al colore come luogo “dove il nostro cervello e l’universo s’incontrano” come diceva Cezanne. Un colore ben scandito dal ritmo delle forme geometriche che sembrano cogliere la struttura razionale del mondo. La natura è sostenuta da una sorta di ordine metafisico, senza il quale, implode il cosmo dei nostri sensi e della nostra vita quotidiana. Si coglie un nesso tra estetica ed etica che ci richiama la lezione kantiana della continuità tra il mondo delle sensazioni e la sublimità della ragione.
Se davanti ai quadri di Franca D’Alfonso, contemplando le trasfigurazioni geometriche di montagne, stagioni, laghi, ci isoliamo per un attimo nel silenzio, cogliamo quell’ Eco di un alto sentire che descrisse l’Anonimo del Sublime in una delle più importanti opere estetiche dell’antichità.
Per farlo, tuttavia, dobbiamo ritirarci dalla vita convulsa, guardando all’essere con uno sguardo spontaneo, disincantato come quello di un bambino. Nell’epoca della ricerca della quarta dimensione, delle elaborazioni virtuali tese all’effetto speciale, troviamo in Franca D’Alfonso le essenze, che potremmo quasi definire “elementi primari” delle cose.
Con spontaneità l’artista sembra mettere in parentesi l’articolazione complessa della vita per decostruirne il linguaggio. Una sorta di decostruzione volta ad una ricostruzione persino spirituale che marca spesso la poetica degli animi più profondi e intelligenti della storia. Ci può venire in mente il filosofo ingegnere Wittgenstein che va alla ricerca delle strutture del linguaggio come “immagine logica del mondo”. Probabilmente, nella violenza della Prima Guerra mondiale, il filosofo si interrogava sulla possibilità di cercare una traccia dell’essere che elevasse la mente per portarla laicamente dinnanzi a quell’ordine divino che percepivano i medievali quando creavano le cattedrali.
La bidimensionalità delle opere di Franca appare di stimolo alla ricerca di quel semplice che non significa il poco, ma, al contrario, sostanza e fondamento, dove possiamo accedere alla chiave del tutto.
Le opere “sguardo” ci attraggono all’enigma della contemplazione, al mistero che il mondo rappresenta per il fatto che si offre davanti a noi, nella semplicità delle geometrie, come fossero mattoncini dell’essere che si combinano e compongono armonie. In effetti, anche il labirinto o il vortice tracciano percorsi che possono essere percepiti dalla capacità raziocinante di un’intelligenza depurata dal “brutto”, dal violento e dal disarmonico.
E i temi della vita, come quello maternità, della vecchiaia, della competizione sul lago in cui siamo tutti un po’ piccole barche che cercano di non affondare, si intrecciano con i lampi delle tempeste, il calore dei girasoli, l’avvicendarsi delle stagioni, in un sogno tra luci e ombre, dove il tratto comune è la visione che attraversa la geometria musicale del mondo.