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La Cena Filosofica del Centro Lunigianese di Studi Danteschi, ha visto la partecipazione di Francesco Corsi, Presidente di ARTinGENIO e del Vice Presidente Saul Gerevini.
Il Presidente del Centro Lunigianese di Studi Danteschi, Mirco Manuguerra, ha introdotto l'argomento chiedendo a Corsi di raccontare com'è nato il progetto editoriale artistico ARTinGENIO e quale ne è la filosofia: la scrittura come luogo del pensiero e della bellezza di forme che dialogano con l'arte: dal procedere parallelo di scrittura e arte, sui manoscritti miniati medievali e rinascimentali, alla fusione di arte e pensiero, dopo il taglio di Fontana, in cui l'arte diventa filosofia, puro concetto. Il Progetto ARTinGENIO ha l'obiettivo di "fare un passo indietro" per poter guardare al futuro con una rinnovata ricchezza del passato artistico e filosofico.
Come è possibile nell'era tecnocratica proporre un "elogio della lentezza" e della riflessione sul "Bello" piuttosto che la velocità del consumo
delle emozioni prive di un ampio sfondo mnemonico?
Appropriato quindi l'intervento di Saul Gerevini che ha spiegato come il Fondo d'Investimento FORTITUDE 1780, diretto da Stefano Rusca, abbia creduto in questo progetto di "nuova valorizzazione della bellezza e del pensiero" e ne abbia finanziato la Start Up.
Mirco Manuguerra ha tematizzato la difficoltà del mercato editoriale di oggi, la sua evoluzione digitale, per dare la parola all'Arch. Stefano Calabretta, che, a partire dalle tavole con la scrittura cuneiforme, all'uso del papiro e poi della carta (termine derivante dal greco), ha tracciato un ricco ed entusiasmante excursus sulle vicende delle biblioteche, dando rilievo all'epoca romana, con la mirabile biblioteca del Foro Traiano, dove torreggia la Colonna Traiana, (memoria delle imprese nella Dacia, a testimonianza del legame profondo che esiste tra il popolo italiano e il popolo romeno).
Calabretta, ha lasciato immergere il pubblico nella profumata atmosfera del libro, dai rotoli papiracei, alle pergamene, fino alla necessità successiva di "rilegare" per poter definire e dare conclusione legale a dei documenti o ad un trattato.
Il mondo irlandese ricco di antichi manoscritti, ci fa venire in mente il "Libro di Kells" uno dei più antichi codici religiosi custodito a Dublino e, in effetti, ha spiegato Calabretta, molti codici sono arrivati in quella regione, dove poi i vari mecenati hanno inviato i loro uomini a comprarli.
Così Calabretta ci ha raccontato il Quattrocento fiorentino citando il banchiere de'Medici, Cosimo il Vecchio, fondatore dell'Accademia Neoplatonica, mecenate
all'origine del fiorire artistico della città, che si incontrò con Poggio Bracciolini, copista pupillo di Coluccio Salutati e Leonardo Bruni, inviato ai monasteri di San Gallo, Reichenau, Cluny alla ricerca delle opere dei classici.
Il Quattrocento è il secolo che ha visto la realizzazione dei capolavori del libro universali, come la Bibbia del ricchissimo Borso d'Este, miniata dal famoso Taddeo Crivelli, e la Bibbia di Federico da Montefeltro, la più grande Bibbia del mondo, realizzata col sacrificio di cinque centinaia di pecore, miniata da Francesco di Antonio del Chierico e da Davide Ghirlandaio.
Dalla copia alla realizzazione del libro a Stampa con caratteri mobili di Gutenberg, Calabretta ha condotto la storia del libro alle possibilità attuali, ricordando come nell'Ottocento, grazie all'abbassamento del costo della carta e del perfezionamento delle macchine di stampa, il libro abbia potuto diventare popolare.
Il futuro è digitale, ma per l'acquisto. Secondo Calabretta, il libro su supporto digitale è già naufragato, perché la lettura si fa sul piacere della carta, magari ordinandolo con un click.
Conclude Francesco Corsi, col plauso del Gerevini, specialista di Shakespeare: Il libro, come l'essere umano, deve "essere"anche corpo.