TRA LUCI E COLORI I PERCORSI EUROPEI DI ALFONSO MANGONE

TRA LUCI E COLORI I PERCORSI EUROPEI DI ALFONSO MANGONE

di Luciano Carini

Personaggio di rilievo, Fernando Alfonso Mangone vanta la partecipazione a rassegne di altissimo livello, la collaborazione e la frequentazione di importanti e qualificati personaggi della cultura internazionale nonché un’intensa attività espositiva fatta di mostre prestigiose tenute in spazi pubblici e privati di tutta Italia e nelle principali capitali d’Europa. Da sottolineare poi la sua collaborazione con Enti ed Istituzioni di rilievo internazionale come “Green Peace”, “Amnesty International”, “Stade-Kunst” e la multinazionale “Heineken-Italia”.

Nato ad Altavilla Silentina, in provincia di Salerno, è stato per lungo tempo artista giramondo, metropolitano e nomade per scelta, per conoscere altri mondi e altre culture, per ampliare i suoi orizzonti artistici e culturali, per fare nuove conoscenze e arricchire la sua già feconda e predisposta interiorità. Nel corso di questo lungo periodo di nomadismo è stato a Berlino, Rotterdam, Parigi e Londra, ha vissuto i periodi e i luoghi dei più grandi maestri del Rock e del Punk immortalandoli in giganteschi cartelloni che, per lungo tempo, hanno fatto da sfondo a paesaggi e scorci di famose città e metropoli. Erano, questi, anni dal clima effervescente: ovunque sorgevano e si sviluppavano gallerie e laboratori di ricerca sulle Avanguardie Storiche e i nuovi Movimenti, le nuove idee si innestavano sulle altre, quotidiani e riviste dedicavano fiumi d’inchiostro al boom del mercato dell’arte che, per la prima volta, era percepito anche come investimento.

Si è nutrito di questo clima e di queste atmosfere, Alfonso Mangone, e di questi tempi ha conservato emozioni, sensazioni ed entusiasmo continuando, imperterrito, a dipingere e produrre senza mai perdersi d’animo, seguendo, con naturalezza e spontaneità, il filo della propria fantasia e creatività, restando sempre fedele alle sue originali e caratteristiche tematiche. Pittura di chiara derivazione espressionista, questa, e vicina ai Fauves per l’intensità cromatica, ma fortemente autonoma e personale, libera e sentita, percorsa dall’emozione e dal sentimento.

Mangone esegue di getto, seguendo l’impeto del momento, il suo estro creativo, interpretando liberamente le proprie sensazioni e il proprio stato d’animo. Con questa scrittura libera e veloce ci offre così immagini intense ed emozionanti riferite al quotidiano, ad attimi e momenti che scandiscono la vita e il percorso del vivere comune.

Tra le sue tematiche preferite, però, eccelle senza dubbio quella riferita al paesaggio urbano che il nostro artista sa descrivere con grande naturalezza cogliendo la frenesia dei nostri giorni, il caos metropolitano, la geometria delle moderne architetture, la vivacità delle insegne luminose, icone statiche ma onnipresenti dell’odierna realtà.

In passato altri artisti si erano dedicati al paesaggio urbano: Mario Sironi ritraeva desolate e tristi periferie, Ottone Rosai deliziosi vicoli di città e paesi toscani. In queste opere, ormai consegnate alla storia, tutto era concentrato sulla solitudine e sul silenzio, quasi irreale, che dominava gli spazi: spazi vuoti e senza tempo che lasciavano intuire angosce e presagi di una società in profonda trasformazione.

Opposte, ma in un certo senso complementari, sono le visioni di Alfonso Mangone che opera in un momento storico diverso, quando ormai le grandi evoluzioni tecnologiche si sono completate e le metropoli hanno cambiato aspetto diventando luogo di incontro, colorato palcoscenico di vita interculturale, centri importanti del potere politico ed economico. Il nostro artista, dunque, nei suoi paesaggi urbani non ricerca le problematiche esistenziali o il senso opprimente delle solitudini individuali che pur esistono e sono presenti, quanto piuttosto la dimensione realistica della città, i momenti della giornata, i riti, più o meno borghesi, di una vita scandita da orari, abitudini ed azioni che si ripetono con ossessiva continuità, in un rapporto alienante e di prolungata frustrazione. E il senso della solitudine e del disagio esistenziale allora emerge fortissimo, ma non come dato fondamentale della sua ricerca, bensì come riflessione e risultato di una vita che, per i suoi ritmi e i suoi tempi, non lascia spazio a rapporti veri e disinteressati.

Accattivanti e sorprendenti i colori di Mangone: le loro gradazioni si rivelano lentamente passando dai toni grigi e soffusi a improvvise e luminose accensioni, i suoi segni e le sue vampate cromatiche si infittiscono e si rincorrono senza interruzione sulla tela, diventano tracce, percorsi e ritmi intermittenti che dinamizzano la spazio creando vita, movimento e pulsione. Con questi colori e con il suo gesto perentorio e deciso, Mangone attira così lo sguardo dell’osservatore all’interno della sua trama visiva e dentro l’illusoria dimensione della rappresentazione in una scansione geometrica senza fine e in una profonda e infinita vertigine prospettica. In questa bella e suggestiva mostra piacentina, accanto ai dipinti delle grandi città e metropoli europee ci sono anche svariati lavori dedicati alle nostre zone e alla Pianura Padana: a Piacenza, innanzitutto, (Piazza Cavalli e Piazza Duomo), al Po e ai suoi orizzonti e poi a Parma, Modena, Mantova ecc. Sono luoghi che il nostro artista conosce molto bene e che ama intensamente.

Dopo tanto peregrinare, è finalmente tornato a casa, il nostro artista, ai luoghi che lo hanno visto bambino e che non ha mai dimenticato. Qui, nel silenzio raccolto della sua terra, continua a lavorare e produrre, a raccontare la sua storia infinita fatta di uomini e cose, di città e paesi: frammenti di vita, ricordi vissuti, attimi intensi rubati alla frenesia dei nostri complicati giorni e donati alla magia dell’arte e della poesia.